La rivoluzione populista? Quella che ha portato Donald Trump alla Casa Bianca? Uno s’immagina che, mentre si avvicinano le elezioni europee, i suoi ideatori la stiano preparando in un grattacielo della Londra post Brexit. O nei pressi del Viminale, alla «corte» di Matteo Salvini. E invece il grande regista dell’«internazionale populista», della coalizione euroscettica lanciata poche settimane fa con il progetto di The Movement, cioè Steve Bannon, l’ex stratega di Trump innamorato di Roma, ha piazzato un quartier generale sulle montagne del frusinate, al confine tra Lazio e Abruzzo. In mezzo ai querceti dei monti Ernici, a 825 metri di altitudine, in un contesto fiabesco che ricorda più il Medioevo che il XXI secolo, più una rocca feudale che lo skyline di una metropoli contemporanea.
È la bellissima certosa di Trisulti, monumento nazionale realizzato in stile gotico e barocco, consacrata nel 1211. Cinta da mura imponenti, che si aprono su un portale sormontato da un busto di San Bartolomeo scolpito da un allievo di Michelangelo Buonarroti, Jacopo Lo Duca. Un tempo considerata la Cambridge della farmacologia, ancora oggi nella farmacia sono esposti i pregiati vasi in cui venivano conservati medicine e unguenti. Meravigliosi gli affreschi che adornano le sale del complesso, dapprima abitato dai certosini e poi, dal 1947 al 2017, dai cistercensi dell’abbazia di Casamari. Finché, a febbraio 2018, è subentrata la gestione dell’Istituto Dignitatis Humanae. L’ente, che ha ottenuto una concessione di 19 anni, corrisponderà un canone di 100 mila euro annui al ministero per i Beni e le attività culturali, ma potrà detrarre da quella cifra il costo dei lavori di ristrutturazione della certosa.
L’Istituto Dignitatis Humanae è un think tank creato nel 2008 con l’obiettivo di «difendere le fondamenta giudaico-cristiane della civiltà occidentale, riconoscendo che l’uomo è stato fatto a immagine e somiglianza di Dio». Fondatore di Dignitatis Humanae è Benjamin Harnwell, un britannico che per 15 anni ha militato nei Tories e ha diretto lo staff del parlamentare conservatore di origini cingalesi Nirj Deva. Tra il 2006 e il 2008, Harnwell contribuì alla stesura della Dichiarazione universale della dignità umana, un documento che fa riferimento ad alcune pietre miliari della civiltà giuridica anglosassone (la Magna Carta, il Bill of Rights e così via) e alle principali convenzioni Onu sui diritti umani. Fissando principi antropologici molto chiari: che «la fede cristiana è la fonte della dignità politica dell’uomo»; che «idee come i diritti inviolabili e inalienabili della persona umana, il suffragio universale, lo Stato di diritto e l’eguaglianza di fronte alla legge sono manifestazioni della tradizione giudeocristiana»; e che l’aver obliterato quella tradizione culturale ha favorito un’agenda politica «che continua a corrompere la vera natura umana».
Da notare che tra i sostenitori del Dignitatis Humanae figura anche Rocco Buttiglione, che Harnwell conobbe quando, con suo sommo orrore, ne fu bocciata la nomina a commissario europeo a causa delle posizioni dell’ex deputato sull’omosessualità. L’Istituto è molto attivo nel lobbying politico: ha già tre gruppi parlamentari di lavoro nel Regno Unito, in Romania e Lituania e, nel 2019, ne lancerà uno alla Camera dei deputati italiana.
Che cosa c’entra con tutto questo Bannon? Harnwell si era spinto fino a definirlo «the smartest guy in Rome». E proprio il guru del populismo mondiale sarà uno dei docenti dell’«accademia per l’Occidente giudeocristiano» che l’Istituto Dignitatis Humanae farà partire nel 2019. Un altro corso sui temi pro life sarà invece intitolato al cardinale Raffaele Martino, che curiosamente, un paio di mesi fa, era stato al centro di una polemica con l’ex nunzio a Washington Carlo Maria Viganò. Secondo l’autore del famoso memoriale pubblicato ad agosto in esclusiva mondiale da La Verità, Martino avrebbe fatto parte della «corrente filo omosessuale favorevole a sovvertire la dottrina cattolica a riguardo dell’omosessualità». Accusa che l’Istituto Dignitatis Humanae aveva risolutamente smentito. Harnwell aveva sottolineato come, all’opposto, Martino rappresentasse «uno degli indiscussi titani pro life della Chiesa cattolica nell’ultimo quarto di secolo».
Ma perché una sorta di ateneo populista? E perché in una certosa di montagna a un’ora e mezza da Roma? Trisulti è il segno che i populisti vogliono lavorare alla costruzione di una vera cultura politica. Ed è anche la testimonianza del fatto che Bannon è qualcosa di più del suo prodotto meglio riuscito, il presidente americano Trump. È uno stratega che non sa solamente gestire il marketing elettorale, ma è consapevole dell’importanza delle idee.
L’atmosfera ascetica che regna su quel pezzo di Appennini è il luogo ideale in cui possono decantare i valori che Bannon dovrebbe trasmettere alle coscienze dei suoi allievi. E ai rappresentanti politici, gli stessi che dovranno lottare ogni giorno in Parlamento per farli prevalere. È la rivincita dei «principi non negoziabili» sempre difesi da Joseph Ratzinger e dall’ala conservatrice della Chiesa che ha nel cardinale Raymond Leo Burke, presidente del Dignitatis Humanae, uno dei suoi campioni. In evidente opposizione a papa Francesco, anche se Harnwell ha più volte negato che l’ente sia una fronda nata per fare le scarpe a Jorge Mario Bergoglio. Gli attriti, però, sono tanto ideologici quanto «fisici»: di qui il distacco della sede dell’Istituto dalla «casa madre», quel Vaticano attraversato da scandali, corruzione, gelosie, lotte di potere e persino cadaveri dissotterrati. Un po’ come nel Medioevo, quando la rinascita della Chiesa era affidata a chierici di periferia, arroccati nei loro conventi del centro Italia (a cominciare da San Francesco d’Assisi).
È vero che, per Bannon, Roma è «il centro dell’universo politico». In fondo, il nostro è l’unico Paese europeo in cui due partiti anti establishment oggi godono del 60 per cento dei consensi degli elettori. E sono noti i suoi incontri con Salvini e le sue frequenti visite nella capitale. Ma per prendersi Roma e l’Europa bisogna partire dal margine. Dal silenzio. Dalla riflessione. Dalla formazione.
Sarà da capire se e come il think tank di Trisulti saprà veramente inserirsi nel contesto politico italiano. L’approccio dell’Istituto Dignitatis Humanae, in effetti, è in tutto e per tutto anglosassone: dai fondatori ai nomi di punta all’agenda economica liberista che l’ente promuove e che, a dirla tutta, non si sposa bene con le posizioni dei populisti al governo in Italia (sicuramente poco con quelle dei 5 stelle, forse un po’ di più con quelle della Lega). Comunque sia, se negli Stati Uniti la rivoluzione bannoniana (che promette ulteriori successi, visto come il tycoon è uscito dalle elezioni di medio termine) è partita da un sito di «controinformazione» come Breitbart, per l’Europa Bannon ha un disegno più grande. Ammira la sua storia, le sue tradizioni, la sua complessità e non pensa di poterla liquidare con una campagna elettorale calibrata scientificamente. Al netto dello scossone che spera di assestare alle élite con le elezioni del 2019, è al cuore delle istituzioni che punta. Alla rifondazione della classe dirigente.
La sua rivoluzione, insomma, vuole diventare una restaurazione: una riscoperta delle radici dell’Occidente, dove l’Occidente ha le sue radici. Da una certosa sugli Appennini centrali nascerà un populismo «catto-trad» e conservatore, tutto europeo.
Original article:https://theworldnews.net/it-news/steve-bannon-e-la-certosa-di-trisulti-l-incubatrice-del-populismo-europeo