La Commissione aggiudicatrice ha concluso i lavori, si attende la firma del Segretario generale del ministero. Débacle in Abruzzo e in Umbria: non assegnate la Chiesa di San Pietro ad Oratorium diCapestrano (Aq) e la Villa del Colle del Cardinale di Perugia
ROMA – Monumenti pubblici in gestione ai privati. S’è concluso l’iter per l’assegnazione di tredici monumenti che nei mesi scorsi il ministero dei Beni Culturali, per la prima volta in Italia, ha messo all’asta. Solo cinque bandi sono stati assegnati, sei sono andati deserti, due non sono stati affidati in gestione perchè le domande sono state respinte. Dal punto di vista numerico si tratterebbe dunque di un flop dell’iniziativa voluta dal ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini. Ma il valore del bando sta nella sua valenza politica: essendo il primo, ha avuto il merito di fare da apripista a analoghi futuri bandi che magari beneficeranno di miglioramenti grazie alle criticità emerse dall’attuale esperienza.
La tipologia dei monumenti all’asta. Si tratta di monumenti che hanno bisogno di manutenzione (per la quale lo Stato non ha risorse). E che non rendono alcun profitto. Tra le ‘perle’ messe all’asta, la rocca del Castello di Canossa, il castello reale di Moncalieri, la Certosa di Trisulti. Non tutti gli offerenti sono risultati idonei, e non tutti i monumenti offerti sono stati presi in considerazione. La commissione aggiudicatrice del Mibact presieduta dalla dottoressa Caterina Bon Valsassina ha ufficialmente terminato i lavori, ora il bando è in attesa della firma definitiva del Segretario generale del ministero.
I risultati della Commissione. Il monumento forse più ‘appetitoso’ per la sua importanza storico artistica, la Certosa di Trisulti, sui monti di Collepardo (Fr), nel cuore del Lazio, se l’è aggiudicata l’associazione Dignitatis Humanae Intitute di Roma. Una seconda offerta, presentata dall’Accademia Nazionale delle Arti (Castello di Petronio di Todi), è risultata non ammissibile non essendo stato presentato un riscontro alla richiesta di documentazione. Sempre in Lazio, la Villa Giustiniani a Bassano Romano (Vt), è stata assegnata all’unico concorrente, il Fondo Ambiente Italia. In Emilia Romagna lo storico castello di Canossa l’ha ottenuto in gestione l’associazione culturale Matilde di Canossa, preferita a Italia Nostra. La Chiesa di San Barbaziano a Bologna sarà assegnata all’Aics Bologna. L’asta di Villa del Bene a Dolcé (Vr), infine, è stata vinta dalla pro-loco di Volargne.
Debacle in Abruzzo e in Umbria. La Chiesa di San Pietroad Oratorium diCapestrano (Aq): la proposta di Capestrano non è stata presa in considerazione in quanto “il soggetto proponente” non risulta tra i destinatari dell’avviso pubblico. Quella del comune di Mottola sarebbe giunta in ritardo. Stessa sorte per la Villa del Colle del Cardinale di Perugia, non assegnata a nessuno nonostante l’autorevole candidatura del Sovrano Ordine Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme Cavalieri di Malta.
I sei monumenti che non interessano a nessuno. Nessuno aveva presentato offerta per l’abbazia di Santa Maria di Vezzolano e del Castello di Moncalieri in Piemonte. L’abbazia di Soffena a Piandiscò (Ar), l’eremo di San Leonardo al Lago a Monteriggioni (Si), e Villa Brandi a Vignano (Si), in Toscana. Infine, il Castello Bufalini a San Giustino (Pg), in Umbria.
I probabili motivi del flop dell’iniziativa. Per comprendere le ragioni del mancato successo di questa iniziativa – una sorta di financial project per il restauro e la gestione di opere d’arte – bisogna tornare indietro di tredici anni. Alla fine del 2004, quando il secondo governo Berlusconi approvò una Finanziaria che autorizzava a dare “in gestione a soggetti privati in cambio di un canone i beni culturali immobili dello Stato, delle Regioni e degli enti locali che non rendono nulla “.
Quella legge, voluta dall’allora ministro Giuliano Urbani, è sempre rimasta inapplicata. L’ha tirata fuori dal cassetto Dario Franceschini un anno fa, ma imponendo una forte limitazione: la facoltà di partecipare al bando solo per associazioni e fondazioni no profit. Se l’esclusione delle imprese private è stata una scelta politica fatta dal ministro Franceschini forse per evitare di esporsi a polemiche politiche, nei fatti limitare l’invito a enti e associazioni s’è rivelato riduttivo, soprattutto per la difficoltà di far quadrare i conti quando bisogna impegnarsi in un forte investimento iniziale per il restauro, senza avere la certezza di un ritorno economico in questo caso rappresentato dalla vendita di biglietti.