Il pontefice ha fortemente denunciato i populismi e il fatto che “sembrano riprendere vita e diffondersi sentimenti che a molti parevano superati”, come razzismo e xenofobia. Proprio mentre l’ex ideologo di Trump collabora alla nascita di una scuola anti-Bergoglio in Ciociaria
“Viviamo tempi in cui sembrano riprendere vita e diffondersi sentimenti che a molti parevano superati. Sentimenti di sospetto, di timore, di disprezzo e perfino di odio nei confronti di individui o gruppi giudicati diversi in ragione della loro appartenenza etnica, nazionale o religiosa e, in quanto tali, ritenuti non abbastanza degni di partecipare pienamente alla vita della società”. Sentimenti che “troppo spesso ispirano veri e propri atti di intolleranza, discriminazione o esclusione, che ledono gravemente la dignità delle persone coinvolte e i loro diritti fondamentali, incluso lo stesso diritto alla vita e all’integrità fisica e morale”, considerato che, “purtroppo, accade pure che nel mondo della politica si ceda alla tentazione di strumentalizzare le paure o le oggettive difficoltà di alcuni gruppi e di servirsi di promesse illusorie per miopi interessi elettorali”.
Stavolta Papa Francesco, parlando ai partecipanti alla World Conference on Xenophobia, Racism, and Populist Nationalism in the context of Global Migration, evento in corso a Roma e promosso in collaborazione con il Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e dal World Council of Churches, ci è andato più che diretto. Il discorso pronunciato da Bergoglio mette chiaramente in luce, in maniera esaustiva e complessiva, qual è il suo pensiero su tanti aspetti politici e sociali e soprattutto cosa pensa dell’avanzare del cosiddetto populismo in Europa e nel mondo. Si potrebbe dire un attacco ai vari movimenti che stanno prendendo piede nei singoli paesi, dalla Lega di Salvini in Italia, al fronte di Le Pen in Francia, a Orban in Ungheria e così via. Ma c’è di più, stando a quanto emerge dalle cronache delle ultime settimane, e questo di più ha un nome ben preciso. Ovvero quello di Steve Bannon.
L’ideologo del presidente americano Donald Trump, poi congedato dallo stesso Tycoon ma subito rimessosi in pista cercando dalle retrovie di conquistare i consensi di pancia del Vecchio continente in affanno, ritenuto da alcuni una figura sopravvalutata dai media e più mitologizzata che dal potere reale, ma che incarna di fatto lo spauracchio populista di tutti i “buonisti” e paladini della società aperta, pare stia per molti osservatori “giocando a fare l’anti-Papa”. Stando però ai fatti, a ragione veduta. Pare infatti che in questi giorni l’ex fondatore del sito BreitBart News stia collaborando all’apertura di un’accademia di stampo cattolico conservatrice, dal nome Dignitatis Humanae Institute, nell’abbazia di Trisulti, in Ciociaria, assieme al cardinale ultraconservatore e nemico di primo piano dell’attuale pontefice Raymond Leo Burke, firmatario dei Dubia e promotore di numerosi convegni e iniziative contro Francesco.
Sarà forse per questo che Papa Francesco, incontrando i partecipanti di una conferenza che già dal nome delinea più che bene la propria ragione sociale e soprattutto la propria veduta politica, non ha risparmiato nemmeno mezza parola ai populisti. Argomento difficile, perché strettamente politico, e infatti colpisce sempre quando il Papa ne parla in maniera così franca e pubblicamente aperta. Ma resta il fatto che lo stesso Bannon, e tutto il “movimento” che alle sue idee farebbe capo, e quindi anche a lui stesso e ai suoi contatti internazionali, parte dalla politica per arrivare ad attaccare la Chiesa, e indirettamente il suo Vicario in terra, Papa Francesco, nonostante la faccenda sia così clamorosa che diventa obbligato a smentire questa ricostruzione. Ma secondo molti opinionisti la mano dello stesso Bannon sarebbe dietro addirittura anche al cosiddetto Memoriale Viganò, in cui l’ex nunzio negli Stati Uniti chiede apertis verbis le dimissioni del Papa regnante.
“Lui è il vicario di Cristo sulla Terra, ma la gente deve capire la portata del danno inferto dalla e alla Chiesa cattolica. È per questo che io invoco un tribunale, un tribunale indipendente dalla Chiesa”, ha detto Bannon a TgCom24, fingendo modi diplomatici ma di fatto scagliandosi in maniera franca contro il pontefice. “Oggi la Chiesa cattolica, a livello globale, sta affrontando una minaccia esistenziale. Voglio essere brutalmente franco, una riunione a febbraio è troppo tardi: il Papa dovrebbe convocare tutti i vescovi adesso. Leggetevi il rapporto dei giudici della Pennsylvania: è ripugnante, solo leggendolo si può capire quale siano le implicazioni non solo morali ma anche finanziarie per la Chiesa cattolica nel mondo. È una crisi esistenziale che deve essere affrontata adesso”.
Tirando in ballo la grave crisi della Chiesa americana, l’americano ha invocato “un tribunale indipendente dalla Chiesa che sia composto dalle vittime, dai loro rappresentanti, dai religiosi, dalle gerarchie ecclesiastiche con esperienza in materia” e rivelando di stare lavorando, all’interno della sua scuola vicino Frosinone, a una classe dirigente conservatrice. “La politica e il tipo di cattolicesimo di ognuno saranno irrilevanti, è la reputazione e l’integrità dei vari membri che dovrà contare. Dovremmo includere anche dei non cattolici e degli esperti. Il tribunale dovrà essere aperto al pubblico e assolutamente trasparente. Ci vorranno anni e sarà un processo straziante, ma questa questione va risolta adesso”.
Il discorso del Papa, se letto in parallelo a quanto si dice su Bannon e l’opposizione conservatrice all’interno della Chiesa, è molto duro e stringente, con degli obiettivi ben precisi. Che però, se letto per intero, vanno oltre alle vicende strettamente politiche, e chiamano in causa fortemente anche le dinamiche innescate dalla sfera economica e finanziaria. “Coloro che traggono giovamento economico dal clima di sfiducia nello straniero, in cui l’irregolarità o l’illegalità del soggiorno favorisce e nutre un sistema di precariato e di sfruttamento, talora a un livello tale da dar vita a vere e proprie forme di schiavitù, dovrebbero fare un profondo esame di coscienza, nella consapevolezza che un giorno dovranno rendere conto davanti a Dio delle scelte che hanno operato”, ha affermato il Papa, lapidario. Che ha chiamato in causa, per far fronte alla drammaticità di questa situazione, ai leader religiosi di ogni credo, interpellando il loro agire non spirituale ma morale.
“Di fronte al dilagare di nuove forme di xenofobia e di razzismo, anche i leader di tutte le religioni hanno un’importante missione: quella di diffondere tra i loro fedeli i principi e i valori etici inscritti da Dio nel cuore dell’uomo, noti come la legge morale naturale”, ha spiegato il Papa, che dal 22 al 25 settembre si recherà nei Paesi Baltici, a venticinque anni dalla prima visita di Giovanni Paolo II, dove incontrerà e celebrerà assieme a diversi pastori luterani. E dopo aver sentito parlare esplicitamente, per bocca del segretario generale del Sinodo dei Vescovi Lorenzo Baldisseri, della bontà della “conversione del papato già auspicata da San Giovanni Paolo II e a cui i nostri Fratelli ortodossi e protestanti guardano con vivo interesse”, durante la presentazione della nuova costituzione apostolica di Francesco che regola il Sinodo dei Vescovi, l’Episcopalis Communio.
“Si tratta di compiere e ispirare gesti che contribuiscano a costruire società fondate sul principio della sacralità della vita umana e sul rispetto della dignità di ogni persona, sulla carità, sulla fratellanza – che va ben oltre la tolleranza – e sulla solidarietà”, ha così spiegato il Papa, che però sul finire ha, infine, fatto un accenno diretto alla fede cristiana. “La comune origine e il legame singolare con il Creatore rendono tutte le persone membri di un’unica famiglia, fratelli e sorelle, creati a immagine e somiglianza di Dio, come insegna la Rivelazione biblica. La dignità di tutti gli uomini, l’unità fondamentale del genere umano e la chiamata a vivere da fratelli, trovano conferma e si rafforzano ulteriormente nella misura in cui si accoglie la Buona Notizia che tutti sono ugualmente salvati e riuniti da Cristo, al punto che, come dice san Paolo, non c’è giudeo né greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti siamo uno in Cristo Gesù”.
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